mercoledì 23 maggio 2012

Super 8



Fine degli anni ’70: un gruppo di ragazzi sta girando uno zombie movie per un concorso di corti amatoriali. Joe Lamb e i suoi amici decidono di girare una scena con la ragazza più bella della scuola nei pressi di una stazione. Proprio lì, al passaggio del treno, avviene un misterioso disastro ferroviario che distrugge totalmente la tranquillità della piccola città in cui vivono. La scomparsa di persone, eventi straordinari, l’arrivo di squadre militari sono il preludio di qualcosa che cambierà il destino di Joe Lamb.
Dopo la geniale rivisitazione di Star Trek, J.J. Abrams torna sul grande schermo con un film molto atteso dalla critica e dal pubblico, che rispolvera la fantascienza spielberghiana in chiave contemporanea. Conosciuto specialmente come l’ideatore di Lost, J.J. Abrams racchiude in Super 8 tematiche a lui care e che riprende molto spesso nelle sue creazioni: come la fantascienza in chiave mistica e mitologica, legata alla quotidianità di persone comuni; la passione per i dettagli vintage degli anni settanta come i film, proiettori e oggetti simili; e l’idea che il mistero non può essere compreso, quindi non deve essere spiegato.
Prima di essere un film di fantascienza, Super 8 è un film che parla della difficoltà di crescere e di trovare il proprio posto nel mondo dopo una tragedia. L’aspetto drammatico si struttura sul rapporto padre/figlio e sullo scontro generazionale e affettivo tra Joe Lamb e suo padre, vicesceriffo della città, che dopo la morte della moglie si trova a badare al figlio; il divario e le incomprensioni tra i due saranno una costante molto importante che determinano il pathos principale della trama.







Super 8 basa la sua ragion d’essere sull’operazione nostalgica messa in atto dal regista che vuole riproporre un tipo di cinema di fantascienza caratterizzato dal punto di vista semplice e umano; è evidente la sintesi dell’estetica e dello stile di Steven Spielberg, riassumendo film come Incontri ravvicinati del terzo tipo ed E.T. in chiave horror e adrenalinica. Si può dire che in Super 8 ci sia il (solito) bambino dei film di Spielbergche affronta situazioni da adulti con lo spirito avventuriero dei The Goonies, tutto questo visto attraverso gli occhi giovani e televisivi diJ.J. Abrams. Per questo il film può risultare povero di innovazioni e di contenuti. Inoltre cade in una inconcludenza narrativa che molti noteranno ma a cui non daranno importanza: il film non risponde alle domande che, intenzionalmente, vengono poste durante la storia, illudendo lo spettatore che alcune questioni fantascientifiche vengano risolte. Ma l’aspetto irrisoluto della storia viene messo da parte, in maniera furba, valorizzando l’aspetto umano e sentimentale della trama: ciò che viene concluso è il dramma emotivo e la crescita verso l’età adulta del protagonista che, grazie al supporto del gruppo di amici e al padre, lascerà andare il passato per proiettarsi nel futuro. Lo spettatore accetta di buon grado questo approccio sentimentale, anche perchè J.J. Abrams è molto bravo a sviare il discorso fantascientifico a favore delle lacrime e degli addii.



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