sabato 14 gennaio 2012

Fringe, quarta stagione - Linee temporali, non vi temo!

Fringe lo seguo da quando è iniziata la messa in onda. Sebbene il finale di Lost si sia rivelato un buco nell'acqua, mi sono comunque fidato del suo ideatore e dei suoi produttori. Con Lost sono riusciti a far tenere gli spettatori (me compreso) attaccati allo schermo dall'inizio di ogni puntata sino alla scritta finale che ci dava tanta soddisfazione quanta curiosità.
Fringe si distacca tanto da Lost e dalle precedenti produzioni di J.J. Abrams & Co., sebbene sia un chiaro "omaggio" alle serie di investigazione e a X-Files, di cui porta dentro di sé tematiche, luoghi comuni, "mitologie" e fantascienza. I produttori hanno saputo dare nuovo spessore agli agenti stereotipati dell'F.B.I., in particolare Olivia Dunham, che ha vissuto uno sviluppo interessante durante le quattro stagioni.


Nella prima stagione è piuttosto "anonima" e molto passiva di fronte ai fatti straordinari che deve risolvere. In seguito, in particolare alla fine della seconda stagione e sino alla metà della terza, assume un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama.
Altro perno fondamentale della serie è sicuramente Walter Bishop, scienziato british dalla mente brillante che si mostrerà più di una volta la vera colonna portante della storia. Inoltre è il personaggio più amato dai telespettatori per via della sua caratterizzazione, fuori dal comune, esilarante nella sua follia e commovente nella sua umanità. Insieme a Peter Bishop fanno una coppia straordinaria, che riserva dialoghi fuori di testa ma in piena sintonia Fringe.

Arrivati alla quarta stagione la storia diventa più complicata e si fa fatica a ricordare tutti i punti nevralgici che hanno portato il telespettatore sino alla puntata trasmessa ieri, "Enemy of my Enemy". Dopo la pausa natalizia, Fringe si mostra un po' più forte rispetto alla puntata precedente. Non ci sono troppi elementi riempitivi che fanno deragliare l'attenzione verso altre situazioni e la storia riprende esattamente nella narrazione principale: Peter si trova in un'altra linea temporale e vuole tornare a casa.
La sua storia, che scompare misteriosamente nella fine della terza stagione, è molto interessante ma in 8 puntate di questa quarta stagione ancora non si è arrivati a un punto chiave che permette il salto narrativo verso nuovi sviluppi e future conclusioni. Gli episodi precedenti sono rimasti ancorati al freak of the week o al caso della settimana. Questo sistema può anche funzionare, ma il problema è che ormai i casi della settimana non sono così interessanti, non più almeno. Funzionava benissimo durante le prime due stagioni, quando ancora lo spettatore non sapeva cosa aspettarsi. Ora però lo spettatore vuole delle risposte, così come le voleva in Lost (che è finito nel modo in cui tutti lo conosciamo, in un misto di misticismo religioso e spirituale, quando la piega che aveva preso durante le ultime due stagioni era molto fantascientifica).

Insomma, i produttori di Fringe stanno cadendo nello stesso identico errore del finale di Lost? Poche risposte, pochi fatti e tante questione che verranno risolte su forum e social network dai fan?
A quanto pare questa potrebbe essere addirittura l'ultima stagione. Lo share è calato di parecchio.. Ma i produttori vogliono concludere la serie con una quinta stagione. Io lo spero, così come spero che tutto il fardello di storie e di situazioni sinora vissute con i nostri protagonisti non pesi troppo sulla curiosità degli spettatori.
Staremo a vedere.

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