lunedì 9 marzo 2009

THE READER ( 2008, Stephen Daldry)


Adattamento del romanzo di Bernard Schlink, (Hanna Schimtz) anche stavolta Kate Winslet ammalia tutti con la sua interpretazione, riuscendo a commuovere persino nei panni di una donna da un passato gravoso e imperdonabile, dal viso segnato dalle intemperie del tempo e dei sensi colpa, che tenta di espiare intraprendendo una relazione con un giovane e immaturo ragazzo, Michael Berg ( da giovane interpretato da David Kross, e da adulto da Ralph Fiennes)
L’intera storia si svolge attraverso dei flashback di Michael, avvocato esperto con un matrimonio finito alle spalle e una figlia ormai adolescente.
La trama dei due amanti inizia in un giorno di pioggia, durante il quale Michael avverte seri malori che lo costringono a fermarsi sotto un porticato. Qui incontra una donna ormai sui 40 anni, che lo aiuta a riprendersi e lo accompagna a casa. Da un banale incontro nascerà una storia d’amore inizialmente carnale, e in seguito pieno di dolcezza, eppure inquietante, e non per via del gap d’età dei due protagonisti, ma da un’ “Usanza” che lei “impone” al suo giovane partner , ossia di leggere per lei. Tale caratteristica, che è anche il tema centrale del film, verrà in seguito giustificata, e usata in maniera del tutto inaspettata nel racconto.
Il divario d’età che divide i due, una promozione di lavoro di Hanna e la necessità da parte di Michael di frequentare il proprio mondo, porteranno i due amanti a separarsi, apparentemente lasciando dietro il mistero del passato di Hanna, cicatrici indelebili che emergevano attraverso una sensibilità fragile e fuggevole, che tentava di mascherare con una durezza e la determinazione.
Michael inizierà a studiare legge.
Per puro caso, attraverso un corso istituito nell’università, seguirà un processo contro i crimini di guerra avvenuti durante il nazismo. E lì, dalla platea, rincontrerà Hanna, imputata nell’uccisione di 300 ebrei. Distrutto dalla rivelazione, non potrà fare altro che domandarsi su come sia possibile cercare una giustificazione per l’avvenuto, e tentare di comprendere le motivazioni di Hanna, che attraverso un’ ingenuità del tutto priva di colpe, si giustificherà davanti alla giuria e commetterà l’errore di preservare la sua dignità e orgoglio, che la porterà inevitabilmente a scontare la pena, e non a dichiarare il suo segreto, che nasconderà, ossia il fatto di essere analfabeta.
La storia procede lenta, e si dipana attraverso l’adolescenza e maturità e la presa di coscienza di responsabilità di determinate azioni.
La tragedia dell’olocausto sembra fare da sfondo, e non è invadente fortunatamente. Viene “sfiorato”, ma a livello tematico apre questioni che forse non sono state prese in considerazione, ossia comprendere la scelta individuale, soggettiva e personale di chi è stato protagonista di un crimine così disumano e incomprensibile come l’olocausto. E soprattutto vengono posta la seguente domanda: è giusto salvare chi si porta dentro una colpa del genere, avendo la possibilità di farlo? Il gesto finale di Hanna sarà un tentativo di redenzione, dopo aver passato una vita nella totale convinzione delle sue azioni, e anche Michael tenterà di sopprimere i sensi di colpa di una scelta che coinvolgerà direttamente la sentenza di Hanna.
Interessante l’uso simbolico dell’elemento dell’acqua. Sin dal primo incontro dei due amanti, l’acqua è costante, come mezzo di purificazione dal passato. Durante una scena, Hanna laverà con dedizione quasi ossessiva Michael, come se in lui avesse proiettato il suo torbido passato. La stessa relazione che Hanna intraprenderà con il giovane ragazzo non sarà altro che una specie di reminescenza, un eco del passato, che verrà spiegato durante il film.
Pecca del film è forse il grottesco trucco della Winslet anziana. Ma la sua interpretazione le ha fatto vincere un oscar, il che dice tutto.

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